Dove va a finire il cielo by Licia Troisi

Dove va a finire il cielo by Licia Troisi

autore:Licia Troisi
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
ISBN: 9788852069451
editore: Mondadori
pubblicato: 2017-01-05T06:00:00+00:00


[fonte: “The Astrophysical Journal”, 621:L117–L120, 2005 March 10,

The discovery of more than 2000 white dwarfs in the globular cluster ω centauri]

Disegno 1. Diagramma colore-magnitudine che mostra la posizione specifica delle nane bianche.

Il Sole diventerà una nana bianca quando avrà finito di bruciare l’elio in carbonio e ossigeno. Alla fine sarà una palla incredibilmente compressa, composta per lo più di carbonio. E in cosa si trasformi il carbonio quando viene sottoposto ad altissime pressioni è ben noto a chiunque sia entrato in una gioielleria: un diamante. Le nane bianche nate da stelle di dimensioni simili al Sole, alla fine del raffreddamento, contengono nel nucleo diamanti giganteschi. Chissà se la De Beers ha in progetto spedizioni da quelle parti…

Prima di collassare, comunque, una stella del genere va incontro a processi che generano perdita di materia. Ricordiamo che in una fase precedente, quella di gigante rossa, la stella si è già espansa, diventando più rarefatta. Per esempio, si calcola che una stella delle dimensioni del Sole potrebbe perdere dal 30 al 40% della propria massa. Durante le fasi finali della sua vita, gli strati esterni vengono espulsi nello spazio, creando quelle meravigliose strutture che sono le nebulose planetarie. Il nome, mi rendo conto, è fuorviante, ma lo è per un motivo. Quando Charles Messier, cui si deve un famosissimo catalogo di oggetti astronomici, osservò la prima nel 1764, gli astronomi credettero che quelle immani nubi di materia fossero le nebulose dalle quali hanno origine i pianeti. In altre parole, erano convinti di guardare l’inizio della storia, non la fine. Fine o non fine, si tratta di oggetti splendidi: ne potete vedere due, magnifiche, nell’inserto fotografico (immagini 17 e 18).

La supernova del 1054 che abbiamo virtualmente osservato all’inizio del capitolo non ha dato origine a una nana bianca. La formazione delle nane bianche, del resto, non è un processo granché traumatico.

La storia cambia se consideriamo stelle di massa superiore a quella del Sole: la loro morte è molto più spettacolare, e dà vita ad alcuni degli oggetti più strani che si possano incontrare nell’universo.

Come abbiamo già visto, stelle con grandi masse sono in grado di innescare bruciamenti successivi a quello dell’elio in carbonio e ossigeno, fino ad arrivare alla produzione del ferro. A questo punto, trattandosi di una reazione endoenergetica, sono costrette a fermarsi. Ci troviamo, insomma, in una situazione molto simile a quella del Sole dopo l’esaurimento dell’elio, solo che questa volta le masse in gioco sono molto più elevate, e gli eventi assai più catastrofici.

Giunta a questa fase della sua evoluzione, la stella è una specie di cipolla gigantesca formata da vari strati concentrici, ciascuno dei quali contiene i prodotti delle reazioni termonucleari che si sono svolte al suo interno. Allo spegnimento delle reazioni termonucleari, proprio come nel caso di una stella di massa comparabile a quella del Sole, la stella inizia il collasso, che però sarà estremamente più catastrofico. Gli strati esterni cadono letteralmente sul nucleo centrale, comprimendolo a pressioni incredibili, per poi rimbalzare verso l’esterno, dando origine a una delle più violente esplosioni che si possano osservare nell’universo.



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